Il 24 marzo 2015 con il Disegno di Legge 1832, viene istituita la «Giornata nazionale per la legalità e il contrasto alla criminalità mafiosa» da celebrarsi il 23 maggio, anniversario della strage di Capaci. Il 23 maggio 1992 alle ore 17:57 sull’autostrada che dall’aeroporto di Punta Raisi conduce a Palermo all’altezza dello svincolo di Capaci, la mafia compì un attentato nei confronti del giudice Giovanni Falcone. Morirono cinque persone: il giudice, sua moglie Francesca Morvillo, giudice presso il Tribunale dei minori, e gli uomini della scorta Antonio Montinaro, Rocco Dicillo e Vito Schifani.

Il 30 gennaio 1992 la Corte di Cassazione aveva confermato le condanne del maxiprocesso e per la prima volta lo Stato Italiano sferrava un duro colpo all’organizzazione di Cosa Nostra. La strage di Capaci è considerata la risposta della mafia allo Stato, assieme alla strage di via D’Amelio avvenuta il 19 luglio, in cui trovò la morte il giudice Paolo Borsellino assieme ai cinque uomini della scorta Emanuela Loi, Vincenzo Li Muli, Eddie Walter Max Cosina, Agostino Catalano e Claudio Traina.

 

Le due stragi del 1992, ancora oggi avvolte da misteri, perché la verità giudiziaria è parziale e spesso frammentata, furono seguite nel 1993 (quest’anno ricorre il trentennale) dalle stragi di Firenze, Roma e Milano. L’Italia intera sembrava schiacciata dalla mafia stragista. Eppure questi drammatici eventi hanno portato alla nascita di movimenti e associazioni di cittadini che hanno catalizzato la voglia di riscatto delle popolazioni, soprattutto del Sud.

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