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Oltre 30 studenti e studentesse del “Copernico” hanno partecipato a fine maggio alla visita-studio “Una questione di sguardi. Il confine italo-jugoslavo tra racconti, immagini e luoghi della memoria”. L’iniziativa è stata organizzata dalla rete interscolastica “Diamo ali alla memoria”, che comprende anche il liceo “Marinelli” e l’istituto tecnico “Marinoni” di Udine, con il sostegno della Regione Friuli-VG. La visita ha toccato Gorizia-Nova Gorica e Basovizza, nell’altopiano carsico.
Il progetto, realizzato con la guida degli esperti dell’associazione goriziana “Quarantasettezeroquattro”, voleva stimolare una riflessione sulla “complessa vicenda del confine orientale”, come stabilisce l’articolo 1 della legge che ha istituito il “Giorno del ricordo”. L’iniziativa si è svolta proprio nell’anno in cui Gorizia e Nova Gorica condividono il titolo di “Capitale europea della cultura”.
I partecipanti hanno iniziato con una performance audioguidata attraverso cuffie wi-fi, che li ha accompagnati in una passeggiata dal teatro “Verdi alla piazza della Transalpina. Durante il percorso hanno potuto conoscere le diverse memorie che caratterizzano la storia di Gorizia: la Mitteleuropa degli Asburgo, la Grande Guerra con le sue devastazioni e l’annessione al Regno d’Italia, le violenze fasciste e la cancellazione delle differenze culturali durante il Ventennio, le tragiche vicende del secondo conflitto mondiale e, infine, la Guerra fredda con la cortina di ferro.
Dalla Transalpina, il gruppo è stato accompagnato da due guide slovene che hanno fatto conoscere Nova Gorica agli studenti, mostrando i suoi monumenti, le strade, i busti, le vie e gli edifici dedicati ai protagonisti della resistenza al nazifascismo: una memoria complementare, spesso sconosciuta a chi vive dall’altra parte del confine.
Dopo una pausa, i partecipanti hanno visitato i due piccoli ma preziosi musei situati al valico del Rafut: il museo del lasciapassare dal lato italiano e il museo del contrabbando dal lato sloveno; luoghi che testimoniano le difficoltà quotidiane di chi doveva vivere vicino al confine nell’immediato secondo dopoguerra.
Nel pomeriggio il gruppo si è spostato a Basovizza, sull’altopiano carsico che si affaccia sul golfo di Trieste. Anche qui i ragazzi hanno potuto riflettere su come la memoria divisa possa essere fonte di conflitto, ma anche di riconciliazione. Prima hanno reso omaggio al monumento ai fucilati sloveni del 1930, quattro partigiani condannati a morte dal Tribunale Speciale fascista, poi al monumento italiano della “foiba” di Basovizza.
L’immagine finale della giornata mostra due ragazze, di spalle, che si tengono per mano davanti al monumento ai fucilati sloveni, a ricordare l’analogo gesto dei due presidenti della repubblica slovena e italiana, Borut Pahor e Sergio Mattarella, il 13 luglio 2020, simbolo di come i confini e i conflitti possano essere superati con la forza della nonviolenza e l’impegno a riconoscere che la pluralità degli sguardi può aprire orizzonti di pace e convivenza.
[Si ringrazia il prof. Luca De Clara del liceo “Marinelli” per il prezioso contributo nella redazione dell’articolo]