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«Finché ci sarà un solo uomo incatenato, l’umanità resta incatenata». Questa è la frase che Grégoire Ahongbonon ha ripetuto più volte per spiegare il senso della sua straordinaria missione alle classi 5ALSA e 5CLSA che martedì 14 ottobre hanno avuto l’opportunità e l’onore di incontrarlo.
Grégoire è nato nel 1953 nel villaggio di Ketoukpe del Benin, al confine con la Nigeria. Dopo essersi trasferito in Costa D’Avorio, si è dedicato a diversi mestieri, riuscendo a conoscere l’estremo successo e il benessere. Gregoire ci ha raccontato di come da un momento all’altro abbia perso tutto e come quel successo tanto raro si sia trasformato in fallimento e disperazione. Ma dopo aver visto l’abisso, con un tentato suicidio, fu un pellegrinaggio a Gerusalemme nel 1982 a farlo rinascere. Durante una predica sentì la frase «Ogni cristiano costruisce la chiesa portando la sua pietra» e da quel momento decise che la sua pietra sarebbe stata dare cura e amore a tutte quelle persone affette da malattie mentali, trascurate e trattate come individui in cui, in Africa, si pensa viva il demonio.
Gregoire è partito da una piccola pietra, dopo che uscendo per strada nel suo villaggio ha potuto assistere alle terribili condizioni in cui vivevano le persone affette da disagi mentali, abbandonate ed emarginate come se non fossero più considerate persone. Decise subito, con l’aiuto di sua moglie, di prendersi cura di loro come mai nessuno nella loro vita aveva fatto, regalandogli amore e dei pasti, ma soprattutto speranza.
Creò un gruppo di preghiera, cercando di coinvolgere più persone possibile, con il fine di riuscire a curare, far sentire amati gli ammalati, ma anche di istruire le famiglie e la popolazione, insegnandogli che la malattia mentale non è il demonio, ma qualcosa di curabile.
Una delle conquiste più importanti di Gregoire avviene quando una donna proveniente da un altro villaggio della Costa D’Avorio gli chiede disperatamente aiuto. Suo fratello, considerato posseduto dal demonio, è stato confinato dal padre nella sua abitazione, in condizioni disumane, incatenato e denutrito, senza possibilità di tornare libero. Grazie alla forza di volontà e l’amore per la speranza di Gregoire, con enorme fatica il ragazzo è stato liberato, curato e amato. Ha perso la vita poco dopo, ma ci ha lasciati con la consapevolezza di essere un uomo.
Dopo molte missioni di questo tipo la nascita di un vero e proprio ospedale dedicato alla salute mentale non mancò ad arrivare, insieme all’associazione Saint Camille de Lellis. Oggi con la collaborazione di diverse associazioni e volontari Gregoire sta diffondendo il suo amore e la sua esperienza in molti altri stati africani, tentando di ridurre al minimo l’ignoranza e di salvare più persone possibile dalla sorte atroce prevista nella maggior parte degli stati africani per le persone con disturbi mentali.
Durante le conferenze e i discorsi in cui racconta la sua storia porta sempre con sé una catena come prova di queste violenze. Ci ha raccontato la sua vita e la sua storia, di come sia difficile e doloroso sopportare i ricordi di così tanta sofferenza. Ha detto che ciò che lo fa andare avanti è la fede, ma soprattutto il sollievo nel vedere gli occhi di una persona a cui ritorna la voglia di vivere. Il suo modo di raccontare quella che è la verità è stato commovente e ispirante, facendo scaturire in molti la voglia di saperne di più e forse, in un futuro, di essere portatori di libertà e speranza come lui.
[Margherita Ferandino, classe 5ALSA]
